Fino all’ultimo respiro
(À bout de souffle)
di Jean-Luc Godard
con Jean Seberg, Jean-Paul Belmondo
Francia 1960, 90’
Edizione restaurata in lingua originale con sottotitoli in italiano
In occasione della Giornata Europea del Cinema d’Essai

Orario
dom 14 nov (15.00 – 21.00)
Trama
Michel Poiccard, giovane dal passato burrascoso, ruba un’automobile e fugge col proposito di recarsi in Italia. Inseguito da due agenti, ne uccide uno e, continuando la sua fuga, giunge a Parigi. Qui va in cerca di Patrizia, giovane americana di cui è innamorato e con cui vorrebbe condividere la sua vita spericolata. La ragazza però non ricambia il suo sentimento e continua a farsi corteggiare da un collega al giornale dove lavora. La polizia intanto fa delle indagini per scoprire l’assassino dell’agente e avendo accertato che si tratta di Michel, si dà da fare per catturarlo…
Era il 1960 quando uno dei registi che avrebbe scardinato la storia del cinema consegnava quello che sarebbe diventato un manifesto della Nouvelle Vague. Parigi, il centro del mondo. Godard dirige, Truffaut scrive. Belmondo/Poiccard, piccolo omicida, corre a perdifiato per sfuggire alla polizia e a cinquant’anni di cinema di papà; Jean Seberg vende l’“Herald Tribune” sugli Champs Elysées, s’innamora, lo tradisce: ‘déguelasse’. Poco budget, molto amore per il B-movie americano, sguardi in macchina, jump-cuts, l’euforizzante sensazione che tutto sta per ricominciare. Irripetibile, e forever young. «”Fino all’ultimo respiro” appartiene, per sua natura, al genere di film in cui tutto è permesso. Per di più “Fino all’ultimo respiro” era il genere di film in cui tutto era permesso, era nella sua natura. Qualsiasi cosa faccia la gente, tutto poteva essere inserito nel film. È proprio questa l’idea da cui ero partito. Pensavo: c’è già stato Bresson, è appena uscito Hiroshima, un certo tipo di cinema si è appena concluso, forse è finito, allora mettiamo il punto finale, facciamo vedere che tutto è permesso. Quello che volevo era partire da una storia convenzionale e rifare, ma diversamente, tutto il cinema che era già stato fatto». (Jean-Luc Godard)