Eo

di Jerzy Skolimowski

con Sandra Drzymalska, Mateusz Kosciukiewicz, Isabelle Huppert
Polonia, Italia 2022, 86’

Orari

mar 9 mag (18.00)
mer 10 mag (15.30 – 21.00)

Trama

L’asino Eo, fuggito dal circo in cui viveva, intraprende un viaggio nell’Europa fino a giungere in Italia. Dai suoi grandi occhi emerge il ritratto di un’umanità variopinta che presenta sprazzi di bontà e carità, ma il più delle volte si rivela cinica, violenta e ingiusta. Il visionario Jerzy Skolimowski ci conduce dentro la testa dell’asino, silenzioso spettatore della complicata esistenza umana, inducendo gli spettatori a emozionarsi e riflettere sulla sensibilità dell’essere animale…

I would like to thank all my donkeys – «Vorrei ringraziare tutti i miei asini» è la frase d’esordio del regista, pronunciata durante la cerimonia di premiazione al 75° Festival di Cannes (Premio della Giuria); con essa Jerzy Skolimowski mette al centro dell’attenzione i suoi protagonisti, sei asini con diverse sfumature caratteriali, dalla cui cooperazione nasce Eo. Regista iconico della new wave polacca e maestro del surrealismo cinematografico, Skolimowski inventa un percorso narrativo influenzato da due grandi pilastri della cultura francese quali Au Hasard Balthazar, di Robert Bresson e, indirettamente, Le Candide di Voltaire. Eo indaga la relazione tra l’animale e l’uomo attraverso la soggettività dell’asino, osservatore impotente e innocente del mondo e filtro per gli astanti che guardano nella sua stessa direzione, assistono alle medesime assurdità, diventando partecipi ed empatici mediante gli occhi di una creatura che non può fingere di essere diversa e discostarsi dalla sua natura più profonda e primordiale. Eo non solo è un’esperienza audiovisiva senza compromessi, in cui l’incidenza della parola cede il passo al rapporto tra immagine e suono, ma anche un’opera poetica capace di fare breccia nel cuore e nell’intelletto di chi è disposto ad accettare i limiti e le incongruenze della condotta umana, infine, un inno d’amore sconfinato per la natura e per gli animali, vittime emarginate di uno specismo che li relega all’oblio.

«Sono piccole persone mute, un immenso popolo muto, e generalmente mite, ma senza un diritto al mondo, e di cui ciascuno può fare ciò che vuole, e lo fa, macchiando la terra di un solo interminabile delitto, per il quale non c’è mai un castigo».