Il potere del cane

(The Power of the dog)

di Jane Campion

con Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons, Kodi Smit-McPhee
Nuova Zelanda/Australia 2021, 125′

Leone d’argento a Jane Campion per la miglior regia a Venezia 2021

Orari

gio 18 nov (15.30 – 21.00)
ven 19 nov (18.00 – 20.30)
sab 20 nov (15.30 – 21.00)
dom 21 nov (18.00 – 20.30)
lun 22 nov (15.30 – 21.00)
mar 23 nov (15.30 – 18.00)

Trama

Montana, 1925. I fratelli Burbanks, Phil e George, sono gli eredi di un grande ranch di famiglia, che mandano avanti occupandosi quotidianamente dello spostamento mandrie, dell’essicazione delle pelli e dell’addestramento degli uomini di fatica. Mentre George è un uomo sensibile e desidera una famiglia, Phil è aggressivo, ossessionato dal mito del suo mentore Bronco Henri. Quando George sposa la giovane vedova Rose e la porta al ranch, Phil prende di mira la donna e suo figlio Peter…

Del romanzo di Thomas Savage, pubblicato la prima volta alla fine degli anni Sessanta, Jane Campion restituisce appieno i principali elementi naturali: l’effetto immersivo, amplificato magnificamente dal mezzo cinematografico, e l’elemento dell’isolamento, che è in ogni piega del racconto e dei personaggi, e che assume visivamente una concretezza quasi palpabile. Nella sua Nuova Zelanda la regista trova l’America rocciosa e occidentale della metà degli anni Venti, in una valle sterminata e deserta, in cui lo sguardo può spaziare a 360 gradi. Gli interpreti hanno il compito di esprimere, col corpo prima che con le parole, la psicologia travagliata di tre personaggi imprigionati in un ruolo, un’epoca, un genere: il rude e tossico Phil di Benedict Cumberbatch è il più centrale del gruppo; Kristen Dunst amplifica la piccola Rose del romanzo facendone un’icona di malinconia; Jesse Plemons dona delicatezza al personaggio di George, che con pudore e timore non guarda ciò che non vuol vedere. Phil è un uomo erudito, trascinato alla rozza ostilità dall’attaccamento alla terra, che si esprime in rituali dal sapore ancestrale, in un rapporto inespresso col proprio corpo. Tra lui e il figlio di Rose si instaura un rapporto dai risvolti inaspettati.